Le Havre è la città natale di Claude Monet, dove l’artista trascorse tutta la sua infanzia, e dal 1860 lasciò questo luogo e non vi ritornò mai, forse, solo per visitare parenti e fare schizzi. Così, nel 1874, Monet tornò a Le Havre e scrisse una tela con l’esatto nome geografico “Vista del vecchio porto di Le Havre”.
L’immagine era molto vivace, si potrebbe dire, viva, grazie alla trama. Questa è una visione del luogo in cui molti turisti e gente comune prendono fiato. Qui è rumoroso e la vita scorre secondo le sue stesse leggi.
La vista è divisa in due mondi: un orizzonte abbattuto e fumoso con edifici residenziali e una spiaggia così soleggiata, pulita, liscia, pavimentata con pietra, con asfalto, con riflessi del sole sul piano giallo. La parte in cui il grigio ospita i tulits l’uno con l’altro, come se dormisse. Qui, dove il sole e la sabbia, tutto è troppo allegro e divertente.
Un’interessante opposizione della città grigia al molo del fiume. L’uso dei colori – grigio, fumoso, freddo lontano e maturo, leggero, lo zucchero in primo piano sembra lo stesso.
Anche il carattere della lettera è di diversa intensità e temperamento. Nota quanto è lucido il molo e quanto è aggrovigliata la legatura della pennellata per la parte residenziale.
La prospettiva da cui l’autore ha scritto è interessante. Monet dipinse l’immagine, guardando in basso sul porto. Pertanto, le persone sembrano così piccole e ridicole e il piano terra occupa quasi l’intero spazio della tela.
Un pezzo di fiume si è schiantato sulla riva con un cuneo affilato, è freddo e quasi pulito, non è pieno di dettagli inutili, ma è bilanciato con il resto del lavoro grazie alle navi sparse lungo il fiume.
Nonostante il triste piano distante e i colori freddi, il porto emana una tavolozza calda e calda di una giornata di sole con lunghe ombre dai passanti che viaggiano. Apparentemente, questo è il momento pomeridiano in cui il sole inizia a uscire dallo zenit, allargando le ombre, offuscando la nitidezza dei dettagli, mettendo la giornata al tramonto.