Maestro delle magnifiche tele su larga scala, Veronese ha decorato con le sue opere molti degli edifici secolari e religiosi di Venezia. La festa nella casa di Levi fu scritta per il refettorio del monastero domenicano dei santi Giovanni e Paolo.
I ricercatori suggeriscono che l’immagine è stata originariamente creata su una trama diversa. Sono espressi diversi punti di vista su quale: “L’Ultima Cena”, poiché “L’Ultima Cena” di Tiziano, ucciso in un incendio, “Una festa nella casa di Simeone” o qualche altra festa, si trovava sulla scena dell’opera.
Alla fine del lavoro, Veronese fu chiamato a mettere in discussione la sacra inchiesta per un’interpretazione eccessivamente libera della scena evangelica, eroi inappropriati e dettagli inutili che non soddisfacevano la rigida politica della Chiesa cattolica associata alla Controriforma. Dopo di ciò, al maestro furono dati tre mesi per riscrivere la tela, ma invece la ribattezzò solo “Festa nella casa di Levi”, una scena evangelica meno sacra. Veronese è noto per i suoi affollati dipinti raffiguranti feste e pasti biblici.
Questa composizione è la quintessenza delle sue ricerche in questa direzione. Inscritto nella decorazione architettonica classica sotto forma di un arco trionfale, ispirato alle opere classiche di Andrea Palladio e Jacopo Sansovino, all’epoca popolare, sembra aprire allo spettatore un’azione teatrale giocata sullo sfondo dello sfondo.
Una ricca tavolozza di colori vivaci “descrive” una folla eterogenea di personaggi, tra cui turchi, neri, guardie, aristocratici, giullari e cani. Al centro della tela si trova la figura di Cristo, data, a differenza delle altre, sullo sfondo del cielo, con la sua tunica rosa pallido che spicca tra i partecipanti alla festa. Nessun dettaglio sfugge all’artista!
Non solo ha posizionato Giuda dall’altra parte del tavolo rispetto al Maestro, ma lo ha anche costretto a voltare le spalle. La sua attenzione è distratta da un servo negro che indica un cane che sta guardando un gatto che gioca con un osso.