Michelangelo Buanorroti nell’ultimo anno del suo lavoro nella cappella scrisse un meraviglioso affresco “Sacrificio di Noè”. Le immagini di questa creazione trasmettono allo spettatore le tragiche note tragiche di tutto ciò che sta accadendo.
Scioccati dal gran numero di vittime nel flusso turbolento del Diluvio, pieno di un senso di nobiltà per la loro salvezza, Noè e la sua famiglia hanno fretta di fare un sacrificio al Signore Dio. Se i personaggi, che sono collocati nella cassaforma, sentono l’umore di pace, calma tristezza, contemplazione, quindi nelle lunette gli eroi vengono catturati dall’ansia, dall’ansia. Lo stato di riposo si trasforma drammaticamente in stupore e stasi.
Nella scrittura degli antenati di Cristo, dove i sentimenti di parentela e di solidarietà interiore sembravano essere appropriati, Michelangelo trasmise allo spettatore esperienze completamente diverse.
Una parte dei partecipanti a questa scena è coperta da fredda indifferenza, l’altra parte prova sentimenti di estraniamento reciproco, totale ostilità e sfiducia. In alcuni personaggi, ad esempio una madre con un bambino e un vecchio con un bastone, il dolore viene gradualmente sostituito dalla tragica disperazione.
Grazie a tutti gli sforzi di Noè, Dio non gli promise più punizione, quindi umanità. D’ora in poi, la terra sarà salvata per il fuoco. E Noè fece un sacrificio al Signore; E prese da ogni bestiame il più puro e di tutti gli uccelli puliti, e li portò per un olocausto sull’altare.
E il Signore sentì una piacevole fragranza, dopo di che disse nel suo cuore: Non maledirò mai più l’intera terra per un uomo, perché i piani del cuore umano sono malvagi dalla sua giovinezza e follia; e non colpirò più tutti gli esseri viventi, come ho fatto prima: da ora in poi e tutti i giorni della terra il raccolto e la semina, il caldo e il freddo, l’inverno e l’estate, la notte e il giorno non cesseranno.