La tela “Ritratto di donna” è stata scritta dalla mano del postimpressionista Vincent Van Gogh nel periodo dei suoi primi lavori, sebbene l’autore stesso a quel tempo avesse già 33 anni. Nonostante una significativa esperienza di vita e uno sguardo curioso e nitido su oggetti e persone, come artista, le opere di quel segmento avevano un eufemismo.
L’immagine presentata indica chiaramente uno strano approccio all’immagine e alla composizione, la mancanza di educazione artistica e il senso del colore di Vincent. La tavolozza scura di “Donne” sembra un caos di macchie di colore. Il colore troppo scuro e la produzione del modello hanno fatto precipitare l’opera nell’oscurità, che era presente nelle opere dell’autore fino al cosiddetto periodo parigino della sua biografia.
L’inesperienza dell’autore e il riconoscibile tocco pittorico non hanno reso noioso il “Ritratto”. Grazie ad una certa tecnica di scrittura a scatti e ad una varietà di colori che possono essere visti solo da una distanza ravvicinata, la tela è composta da un insieme di piccoli mosaici. La consegna dei pigmenti in Van Gogh è oleosa, abbondante e troppo audace.
Tuttavia, il lavoro urla realismo.
L’umore post-impressionista ha solo leggermente influenzato la tela e si è manifestato in una varietà di colori. L’immagine di una donna interpretata da Vincent angolare, da qualche parte maleducata e inverosimile. Il suo aspetto è simile a un viso pieno maschile affilato.
Sembra che l’autore stia solo giocando con l’olio, lanciando una massa birichina e appiccicosa con una spatola, come costruttore, costruendo un muro di ocra, cadmio e kralak. Allo stesso tempo, il ritratto produce una tecnica Van Gogh unica, ma riconoscibile. Come molte opere, fino al 1887, il ritratto dell’ignoto si distingue per le sue caratteristiche generalizzate senza piccoli disegni ed è privo di linee morbide.
Oltre all’età della donna, che è molto più che quarantenne, i tratti e la tavolozza scura “le danno” dieci anni in più. Forse l’originale non piaceva la copia datata, ma il pensiero si insinua nel fatto che l’autore ha scritto a memoria o facendo affidamento sulla propria immaginazione. In effetti, al momento della creazione del ritratto, il pastore Drenten proibiva ai contadini di posare per l’artista.
La scrittura di “Ritratto di donna” è caduta sul punto di svolta della biografia e della ricerca creativa di Vincent. L’opera, come l’ultimo respiro di vecchie maniere e colori scuri, ha chiuso il palcoscenico di lancio, solitudine, divorzio e incomprensione delle sue composizioni, aprendo la strada alla pittura brillante e all’ondata creativa del Gog olandese.