Il ritratto dei reggenti raffigura, oltre al vecchio servitore, cinque uomini, molto diversi per aspetto, carattere e possibilità spirituali. Pieno di energia nascosta, ma spaventosamente schiacciante, l’anziano a sinistra si confronta con i suoi colleghi dalla volontà debole, ora impoveriti, ora degradati.
Tra questi attira l’attenzione del dandy sul bordo destro della foto, vestito con cura all’ultima moda allora. Colpi nervosi, frastagliati e rapidi scrissero a Hals cascate di pieghe spiegazzate e spezzate sulla sua camicia bianca; gesto elegante di una mano in un guanto scuro contro il bianco lussureggiante della manica; una calza rosa-rossastra attorno al ginocchio.
La completa eleganza del costume, l’espressività estetica di questi tessuti, di queste vernici è in una strana discrepanza con il vuoto stanco di un viso malandato, un po ‘informe, sebbene ancora piuttosto giovane. Il suo vicino, indietreggiato un po ‘più in profondità nel quadro, disceso e gravemente malato, guarda dritto in avanti in uno sguardo insignificante. Tuttavia, né l’uno né l’altro, in sostanza, si rivolgono allo spettatore, non lo notano, immersi in un’apatia spensierata. A questo proposito, l’eccezione tra i personaggi nella foto è una persona seduta al centro lateralmente al tavolo.
Sul suo volto piuttosto giovane e attraente c’è il sigillo dell’intelligenza e della benevolenza; la fatica e la delusione dei suoi vicini acquisiscono il significato di una visione del mondo giustificata e significativa.
Nello sguardo rivolto allo spettatore, c’è troppo distacco premuroso, così che tra lui e lo spettatore viene stabilita una connessione vivente che una volta era così caratteristica di molte opere di Hals. L’immagine è notevolmente sbiadita, i colori si sono attenuati e hanno perso profondità, eppure il potere e il virtuosismo della pittura testimoniano le straordinarie possibilità creative dell’artista ottantenne. È successo che gli amanti della pittura liscia e “piacevole” non sono stati in grado di apprezzare la bellezza e l’espressività del modo profondamente soggettivo e individuale di Halsa.
Dissero che i suoi dipinti erano dipinti con noncuranza, che la mano dell’artista tremava dalla vecchiaia. Anche se era così, il suo senso della forma era così acuto che i tratti ampi e generalizzanti inconfondibilmente modellati volume, trasmettevano il carattere del movimento, la trama del tessuto, l’espressione complessa di un volto umano. \