I paesaggi creati dopo il secondo viaggio dell’artista in Italia nel 1828-1829 e considerati l’apice della sua opera sono letteralmente inondati di luce, o meglio, avvolti nella nebbia colorata, da cui emergono sagome sempre meno riconoscibili. Il maestro, strettamente connesso con la tradizione del romanticismo, percepisce la natura principalmente come uno specchio delle visioni del mondo dell’artista e delle sue esperienze, trasformando il mondo reale in un’illusione fantasmagorica generata dal gioco dei raggi del sole.
Questa illusione raggiunge il culmine dell’allegoria quando, all’alba dell’era vittoriana, Turner affronta per la prima volta scene legate al momento drammatico dell’invasione del motore a vapore nell’idilliaco mondo di vele e carrozze trainate da cavalli. Spesso viaggiando lungo il Tamigi e lungo le rive del Mare del Nord, l’artista ha osservato come il fumo del battello a vapore si fonde con le nuvole di pioggia e le luci di segnalazione si fanno strada attraverso la fitta nebbia. E se nella famosa tela “Pioggia, vapore e velocità” si possono ancora discernere le caratteristiche di uno spazio lacerante della locomotiva, la composizione del dipinto “Blizzard – un piroscafo lascia il porto” si trasforma in una continua stravaganza di luce e colore che assomiglia maggiormente alla pittura astratta del 20 ° secolo.
Nel 1871, Claude Monet e Camille Pissarro, che videro le opere di Turner a Londra, non potevano credere che l’artista britannico, diversi decenni prima dei pittori parigini, fosse riuscito ad anticipare le ricerche stilistiche degli impressionisti. Eppure, nonostante l’enorme influenza sulla pittura europea della svolta del XIX-XX secolo, William Turner è strettamente associato alla tradizione dei vecchi maestri. A differenza degli impressionisti e persino del suo contemporaneo John Constable, il maestro, che ha percepito il mondo attraverso il prisma di un’esperienza romantica, è ben lungi dall’essere una visione realistica della natura.
Quando la trama dettagliata scompare, appare sempre più chiaramente nelle sue opere come l’incarnazione di un’immagine ideale, un principio superiore, che si trasforma in raggi di luce divina. William Turner morì il 19 dicembre 1851, senza lasciare alunni e seguaci. L’artista ha lasciato in eredità allo stato più di 300 tele e circa 2000 opere grafiche. Anna Poznanskaya