Correggio amava la luce per se stesso e veniva premiato per il suo amore, perché era l’arte di trasmettere la luce che lo sollevava soprattutto dai maestri contemporanei. Non era peggio di quanto gli altri potessero esprimere il misterioso silenzio e la dolce freddezza del primo mattino e della sera tardi.
La grande dignità insita nelle sue opere, e in cui non aveva rivali, è l’incantevole luce che penetra nelle ombre stesse e le rende trasparenti. Questa arte del chiaroscuro, insieme alla capacità inimitabile di trasmettere il fascino sensuale di una giovane vita, ha portato il Correggio ad un posto nei pochi luminari di prima grandezza all’orizzonte dell’arte italiana. Nessuno poteva superare il Correggio nella comprensione dei contrasti di luce, come lo vediamo nella grande pala d’altare “L’adorazione dei pastori”, chiamata “La notte”.
Proprio nel momento in cui Maria, la moglie di Giuseppe, era il momento di partorire “, l’ordine venne da Cesare Augusto per fare un censimento su tutta la terra. E tutti andarono a scrivere, ognuno nella sua città.
Joseph andò anche dalla Galilea, dalla città di Nazaret, alla Giudea, alla città di David, chiamata Betlemme, perché apparteneva alla casa e alla famiglia di David, per iscriversi a Maria, che gli era stata promessa sposa dalla moglie, che era incinta. Quando furono lì, venne il momento per lei di darle alla luce, e lei partorì il suo Figlio primogenito, lo avvolse e lo mise nella mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’hotel. In quel paese c’erano pastori sul campo. All’improvviso, un angelo del Signore apparve loro e disse: Ti dichiaro una grande gioia, che sarà per tutte le persone, perché ora è nato un Salvatore, che è Cristo Signore; ed ecco un segno per te: troverai il bambino in abiti fasciati sdraiato nella mangiatoia.
E i pastori, affrettati, vennero e trovarono Maria e Giuseppe e il Bambino che giaceva nella mangiatoia. Quando videro, raccontarono agli altri di Baby Sem. “Il Natale di Cristo” è l’opera più famosa del Correggio,
Ordinata nell’ottobre del 1522 e completata alla fine del decennio, questa composizione è la prima nella pittura europea un’opera monumentale che raffigura una scena notturna e allo stesso tempo una coppia ideale per un altro dipinto del Correggio, creato anche per una cappella privata qualche anno prima, la Madonna con San Girolamo chiamato “Giorno”. La luce accecante emana dal divino bambino sdraiato su un letto ruvido. La luce si scioglie sul volto di Maria, con tenerezza materna che abbraccia suo figlio.
Tutto ciò che accade intorno si basa sul gioco dei gesti: i pastori, chinandosi riverentemente alla vista di un miracolo, San Giuseppe, che tira l’asino accanto, gli angeli appaiono sulla nuvola, che galleggia lentamente nell’immagine, iniziando a riempire il suo spazio negli occhi.
La luce della luna, smorzando il tono della scala colorata, non priva il colore di una certa sonorità, e la luce e l’ombra profonde e contrastanti si ingrandiscono misteriosamente, arrotondano le forme, strappando singole figure dall’oscurità della notte e levigando le foglie lucide dell’arbusto in primo piano. Il “Natale” è una delle primissime “scene notturne” nell’arte italiana. È stato preceduto solo dall’affresco di Raffaello “La liberazione dell’apostolo Pietro dalla prigione”, in cui è stato sottolineato l’elemento del miracolo, mentre Correggio, con la sua magnifica maestria di effetti di luce e oscurità, crea l’illusione della vera illuminazione notturna. Fu in relazione alla “Notte” che Stendhal scrisse sullo “splendore speciale dei dipinti di Correggio”.