Nell’abside della chiesa romana di Santa Maria in Trastevere, è conservato il mosaico dei Cavallini, conservato nel 1291 per ordine di Bertoldo Stefaneschi. Ecco una riproduzione di una delle sei scene di questo ciclo di mosaici, dedicata alla vita di Maria. In termini generali, segue i canoni dell’iconografia bizantina, ma in forme figurative conserva tradizioni piuttosto romane.
Al centro è raffigurata Maria su una pedana bianca. La sua solenne serenità è enfatizzata dall’espressione del suo viso, il suo sguardo fisso sulla distanza. La sua figura dignitosa si distingue non solo per la sua scala, ma anche per il contrasto scuro dell’ingresso triangolare alla grotta di roccia raffigurata schematicamente, che comprende anche un bambino fasciato e due che simboleggiano il Vecchio e il Nuovo Testamento di animali, un bue e un asino.
Nell’angolo in basso a sinistra della composizione di fronte alla grotta, Giuseppe è raffigurato con un mantello rosso; si siede su una pietra, nel profondo del pensiero.
Nell’angolo in basso a destra dell’immagine – un gregge di pecore, un cane, pastori, uno dei quali suona il corno disinteressatamente, l’altro ascolta l’evangelizzazione di un angelo raffigurato su uno sfondo dorato del cielo sopra la grotta. Fornendo la simmetria dell’immagine, l’artista ha collocato dall’altra parte della caverna due angeli che adorano il neonato.
In primo piano, accanto alla capanna e alla torre, è possibile vedere la fonte di olio profumato, che, secondo la leggenda, fu segnato a Roma al tempo della nascita di Cristo. Sopra questa fonte fu costruita la chiesa di Santa Maria in Trastevere. Il realismo della scena del genere bucolico con i pastori, le forme plastiche delle figure, i loro vestiti e movimenti, il colore vivido modellato dal chiaroscuro e che denota spazialità e, infine, la stessa tecnica musiva – tutto ciò indica l’influenza diretta dell’arte tardoantica.