Dipinto del pittore fiammingo Jacob Jordaens “Marsyus, muse torturate”. La dimensione del dipinto è 77 x 120 cm, olio su tela. Satir Marsyas, personaggio della mitologia greca e frigia, rappresentante del flauto che suona al servizio di Cibele.
Quando Atena lanciò il flauto inventato da lei perché sfigurò il suo viso durante il gioco, Marsia lo sollevò, studiò il gioco su di esso e chiamò Apollo al concorso.
Secondo le antiche tradizioni greche, il dio Apollo ha deliziato gli dei dell’Olimpo con la sua arte di suonare la lira, si trovava alla testa del coro delle muse e poteva dotare le persone del dono del canto e della poesia. Le Muse, come mediatori nella disputa, lo decisero a favore del gioco del dio sul qithar; su istigazione delle muse dopo le torture di Apollo, Marcia fu impiccata su un albero di pino, avendo precedentemente strappato via la pelle di una satira ancora. In origine, nei miti greci Marsia era il dio dell’omonimo fiume a Kelen, dove nel mercato, vicino alla sorgente del fiume, venivano mostrate le cosiddette pellicce di Marcia.
Gli scultori e i pittori antichi erano spesso ispirati al destino di Marcia; per esempio, Miron, il maggiore contemporaneo di Fidia, interpretava Marcia spaventata da Atena da un doppio flauto, a cui il satiro tende la mano. A Roma e nelle colonie romane nei mercati c’erano le statue di Marcia, come emblemi di libertà.