Il 27 ottobre 1480, Botticelli, insieme ad altri artisti fiorentini, Domenico Ghirlandaio e Cosimo Rosselli, arrivarono a Roma, dove furono invitati a partecipare a un progetto di riconciliazione tra Lorenzo de ‘Medici, sovrano de facto della Repubblica fiorentina e Papa Sisto IV. Nella primavera del 1481, i fiorentini iniziarono a lavorare nella Cappella Sistina, insieme a Pietro Perugino, che aveva iniziato a lavorare prima.
Il tema del dipinto era un parallelo tra le storie di Mosè e Gesù Cristo, come simbolo di continuità tra l’Antico e il Nuovo Testamento, nonché la continuità tra la legge data a Mosè e il messaggio di Gesù, che a sua volta scelse San Pietro come suo successore: questo doveva servire da annuncio la legalità degli eredi di San Pietro – i papi.
Questo è il secondo degli affreschi nella storia di Mosè, situato sulla parete sinistra della cappella, di fronte all’affresco “Tentazione di Cristo”, anch’esso di proprietà di Botticelli. L’iscrizione sulla frangia che incorona il murale recita: TEMPTATIO – MOISI – LEGIS – SCRIPTAE – LATORIS.
L’affresco raffigura diversi episodi della vita di Mosè, descritti nel Libro dell’Esodo. A destra, Mosè uccide un sorvegliante egiziano che derise gli ebrei e si recò nel deserto. Al centro, Mosè aiuta le figlie di Jethro, scacciando i pastori che non lasciavano andare le ragazze al pozzo.
Nell’angolo in alto a sinistra c’è una scena in cui Mosè si toglie le scarpe e ascolta il comando di Dio di tornare in Egitto e liberare il suo popolo [1]. Nell’angolo in basso a sinistra dell’affresco, Mosè conduce gli ebrei nella Terra Promessa. In tutti gli episodi, Mosè è facilmente riconoscibile per le sue vesti giallo verde, è vestito in modo simile nel resto degli affreschi della cappella.