Nelle sue opere, Giotto ha spesso scelto questo tipo di composizione multi-figurata, in cui molti episodi secondari accompagnano l’azione principale della trama. A prima vista, piccoli e insignificanti, insieme costituiscono uno sfondo eccezionalmente significativo. Anche qui la grandezza dell’atto miracoloso di Cristo è sottolineata dal pieno stupore ed eccitazione di tutti i presenti alla risurrezione di Lazzaro.
Il dramma della storia raggiunge il punto più alto di tensione, concentrandosi nel rappresentare le sorelle di Lazzaro, Marta e Maria, che caddero in ginocchio, nei volti e nei gesti dei testimoni del miracolo, ma soprattutto nella figura e nella mano della mano tesa di Gesù Cristo.
Come sempre con Giotto, lo spettatore sembra essere l’epicentro di un evento straordinario. Le figure di Cristo e di Lazzaro stesso sono spinte ai margini della composizione e i testimoni di un miracolo che, usando espressioni e gesti facciali, si affrettano ad esprimere i sentimenti che li hanno sommersi – profondo shock e paura – sono posti al centro di esso.
A proposito di gesti dovrebbe essere detto. Sembrano guidare i nostri occhi lungo la catena lungo l’intero schema compositivo, da un gruppo figurato all’altro. Il movimento generale inizia con la mano sollevata dell’apostolo alla sinistra di Cristo, continua con la mano del Salvatore, come se il personaggio in una veste verde come se stesse ricevendo una carica di energia, e infine il movimento si ferma nella mano di una persona che sostiene il risorto Lazzaro.