L’affresco dell’artista italiano Raffaello Santi “La celebrazione della psiche sull’Olimpo”. Fino agli ultimi anni della sua vita, Raffaello prestò grande attenzione alla pittura monumentale. Una delle più grandi opere dell’artista era il dipinto di Villa Farnesina, che apparteneva al più ricco banchiere romano Chigi.
All’inizio del decimo secolo del XVI secolo, Raffaello cantava il murale del Trionfo di Galatea nella sala principale di questa villa, che è una delle sue opere migliori. Intorno al 1518 furono completati i dipinti del soffitto e le vele in un’altra stanza della villa. Rappresentano episodi della storia mitologica di Amur e Psiche.
Le immagini di questo dipinto sono contraddistinte da una grande pletora, ma il dipinto stesso, dipinto dagli studenti di Raffaello secondo i suoi schizzi e disegni, non ha la stessa abilità artistica e finezza.
I miti sulla principessa Psiche raccontano del desiderio dell’anima umana di fondersi con l’amore. Per la bellezza indescrivibile, le persone veneravano Psiche più di Afrodite. Secondo una delle versioni, la dea gelosa mandò suo figlio, il dio dell’amore dell’Amur, a suscitare in lei la passione per le persone più brutte, ma quando vide la bellezza, il giovane perse la testa e dimenticò l’ordine di sua madre.
Diventato il coniuge di Psiche, non le permise di guardarlo. Lei, bruciando di curiosità, accese la lampada di notte e guardò suo marito, senza notare la calda goccia d’olio che gli cadeva sulla pelle, e Cupido scomparve. Alla fine, per volere di Zeus, gli innamorati si unirono.
Apuleius in “Metamorfosi” racconta il mito della storia romantica di Amore e Psiche; i vagabondaggi dell’anima umana, desiderosi di incontrare il suo amore.