Dipinto del pittore olandese Rembrandt van Rijn “Rapimento di Ganimede”. La dimensione del dipinto è di 171 x 130 cm, olio su tela. Secondo la mitologia, il figlio del re Troia Ganimede, a causa della sua straordinaria bellezza da bambino, fu rapito dagli dei in paradiso, dove divenne il favorito e il maggiordomo di Zeus.
Secondo altre leggende, lo stesso Zeus comandò alla sua aquila di rapire Ganimede. Poiché Ganimede ha una nave con esso come attributo, fu identificata con la divinità del Nilo; antichi astronomi lo collocano nella costellazione dell’Acquario. Dalle immagini di Ganimede, la statua del Vaticano è nota: Ganimede, con in mano un bastone da pastore, è portato dall’aquila di Zeus verso il cielo; e le statue di Carsten e Thorvaldsen.
A metà degli anni Trenta del XVII secolo, insieme alle opere commissionate, Rembrandt dipinse quadri nati di sua iniziativa, in parte erano destinati alla vendita sul mercato libero, ma inoltre erano il risultato della sua espressione personale, il risultato della controversia dell’autore sui problemi dell’arte e della vita.
Storie bibliche e mitologiche come Abduction of Ganymede, Abraham’s Sacrifice, Samson’s Dazzle o Rembrandt’s Balthasar, si adattano al barocco prevalente nei Paesi Bassi, puntando sugli interessi esistenti del mercato dell’arte.
A suo avviso, Rembrandt è, prima di tutto, un profondo realista: tutte le sue opere sono intrise di realismo, indipendentemente dall’area che l’artista ha disegnato per le trame. Anche nei dipinti di temi mitologici, Rembrandt non si allontana dalla realtà, il pittore nelle sue tele rappresenta gli antichi dei e dee nella forma degli contemporanei olandese e olandese.
Inoltre, in alcuni dipinti di questo tipo, Rembrandt cerca di respingere ogni idea della bellezza delle forme inerente agli dei greci e di inserirsi deliberatamente in qualche caricatura.