Una delle opere più famose del primo periodo creativo del grande Raffaello Santi. Il pittore finì il dipinto raffigurante la famosa storia biblica nel 1504, e fu da questo lavoro che Raffaello divenne famoso come maestro affermato di uno straordinario talento raro. L’opera mostra chiaramente l’influenza del Perugino, nel cui studio Rafael ha studiato per molti anni.
L’immagine si distingue per una composizione simmetrica ideale, mentre l’artista è riuscito a portare un sacco di cose rivoluzionarie nella trama canonica biblica.
Maria e Giuseppe il pittore rappresentarono non nel tempio, come era consuetudine, ma al centro della piazza. L’intero paesaggio circostante è permeato di doppio significato. Da un lato, il maestoso tempio con un passaggio attraverso il quale splende la luce simboleggia la benedizione di Dio, dall’altro la struttura appare allo spettatore come una barriera visiva tra terrestre e celeste, l’area vivace contrasta nettamente con il bellissimo paesaggio solitario sull’altro lato del tempio.
Tutti gli eroi della recitazione sono privi di statica – le loro posture sono naturali e i gesti sono dotati di lirismo.
Maria e Giuseppe sono raffigurati praticamente eterei – ispirati, con il loro amore e umiltà chinarono la testa verso il sacerdote. Nelle mani di Giuseppe, Raffaello diede allo staff il simbolo del prescelto da Dio. Accanto alla coppia, lo sposo respinto rompe il bastone sul ginocchio. L’immagine usa un numero limitato di colori: il maestro gioca con i semitoni, mentre crea il ritmo e il colore necessari.
Per molto tempo il quadro girovagò in diverse chiese e cappelle, fino a quando nel 1806 fu acquistato dal figliastro di Napoleone Eugene de Beauharnais per l’Accademia di Belle Arti.