Il 22 aprile 1603, il giovane Rubens sbarcò nel porto di Alicante e fu inviato dal suo influente patrono al duca di Mantova, Vincenzo I Gonzaga in Spagna con un’importante missione diplomatica. Rubens presenterà il re Filippo III e il favorito reale, il duca di Lerma, con molti doni preziosi, tra cui una bella collezione di dipinti italiani.
Ha viaggiato per più di 20 giorni con pioggia e burrasche costanti che hanno danneggiato molti dipinti. Dopo essersi fermato a Valladolid tra il 17 maggio e il 14 giugno, l’artista riuscì a restaurarne alcuni, ma due dipinti su temi religiosi furono completamente danneggiati.
Rubens decise di scrivere nuovi dipinti, probabilmente destinati al duca di Lerma, e scelse un tema dai classici che dimostravano la sua educazione ed erudizione: l’immagine dei filosofi greci Democrito ed Eraclito.
Gli piaceva il primo ministro del re, il duca Lerme, così tanto che decise di ordinare il suo ritratto all’artista.
Democrito ed Eraclito, “I filosofi che ridono e piangono”, sono ampiamente rappresentati nei dipinti europei del Rinascimento e del Barocco, sia in una foto che sotto forma di un dittico. Questa idea di opposizione è stata proposta da Seneca, Juvenal e altri, che consideravano Democrito un filosofo ottimista, un amante di una buona vita, che rideva della stravaganza dell’umanità, a differenza del suo predecessore, Eraclito, autore di oscuri e tristi testi offesi dalle debolezze umane.
Gli umanisti fiorentini del XV secolo usarono anche questa coppia per stabilire l’opinione che un atteggiamento allegro sarebbe più coerente con un filosofo.
Due pensatori ci guardano: un piccolo Democrito sorridente, con un globo e un triste Eraclito in nero Nonostante l’urgenza dell’esecuzione di questi primi lavori e l’influenza veneziana, si vede il talento dell’artista, si sente il futuro RUBENS.