“Cristo benedicente”, come molti dipinti spagnoli della fine del XV-inizio del XVI secolo, fece un lungo viaggio prima di prendere il suo posto legittimo tra le mura del Museo del Prado. Si sa che quest’opera fu un dono di Pedro del Castilla alla chiesa di San Lorenzo del Toro. Poiché don Pedro morì nel 1492, rispettivamente, questo dono non poteva più essere fatto dopo questo tempo.
Un’analisi artistica dell’opera afferma che il dipinto fu dipinto tra il 1480 e il 1490 nel periodo di maturità di Gallego. Sebbene l’artista abbia cercato di aggrapparsi alle tradizioni gotiche nell’interpretare l’immagine di Cristo, come evidenziato dagli archi gotici di aperture, figure allegoriche e l’intero schema cromatico dell’opera, il suo stile pittorico porta l’impronta dell’influenza dei maestri fiamminghi italiani e persino più forti. E allo stesso tempo, è certamente un’opera spagnola, anche se non si sa dove e da chi l’artista abbia studiato.
Gesù Cristo è seduto su un trono, circondato da figure allegoriche, nella cui immagine Gallego mette un sottile simbolismo. Il Salvatore è raffigurato in abiti scarlatti, formando pieghe multiple, quasi scultoree. La sua mano destra è sollevata in un gesto di benedizione, mentre la sua sinistra regge una sfera di cristallo trasparente con una croce alta e mitici bestie alate sono ai suoi piedi.
La Chiesa cattolica è raffigurata come una bellissima giovane donna in una corona che regge un calice con il sacramento. Poggia su un bastone che è incoronato da una croce e un gagliardetto che agita su di esso. La sinagoga, al contrario, è una figura nervosa, rotta in un abito giallo, che poggia su un bastone rotto con uno stendardo giallo.
Da un lato c’è un angelo con le mani giunte in preghiera e dall’altro un’aquila.
Nel colore dell’opera è dominato da sfumature di rosso e oro. Le aperture fredde con figure allegoriche attirano ulteriormente la nostra attenzione sul completo riposo dell’immagine di Gesù Cristo. Secondo il catalogo della mostra del Vello d’oro che si tenne a Bruxelles nel 1907, l’opera fu poi conservata in una collezione privata; nel 1913 quest’opera fu acquistata da Pablo Bosch e presentata in dono al Museo del Prado.