Il mistero dell’ideale classico della figura umana non dà a Dürer il resto. Dedica molti anni a lavorare su come dominarlo, riassumendo successivamente i tre ben noti Tre libri sulle proporzioni, a cui ha lavorato dal 1515 per più di dieci anni.
La prima incarnazione figurativa di questa ricerca è il celebre autoritratto del 1500, una delle opere più significative dell’artista, che segna la sua piena maturità creativa. Da questo ritratto scompaiono tutti gli elementi della narrativa ingenua; non contiene alcun attributo, dettagli della situazione, nulla di accidentale, distogliendo l’attenzione dello spettatore dall’immagine di una persona. In uno sfondo neutro, un triangolo subordinato a forma incombe direttamente nella faccia di una mezza figura umana.
L’immagine si basa sul desiderio di generalizzare l’immagine, l’ordine, l’equilibrio esterno ed interno; l’aspetto individuale è soggetto a una rappresentazione ideale premeditata.
Tuttavia, la più grande onestà creativa di Durer e la sincerità che non lo cambia mai lo fanno aggiungere a questa immagine una sfumatura di ansia e ansia. La leggera piega tra le sopracciglia, la concentrazione e la sottolineata serietà espressiva danno al viso un tocco di sottile tristezza. Dinamica piena irrequieta di ciocche di capelli ricci frazionari che incorniciano il viso; dita sottili ed espressive sembrano muoversi nervosamente, rigirando il pelo del colletto.