Vasily Vasilyevich Vereshchagin è un pittore unico che ha viaggiato molto, accompagnando l’esercito russo in operazioni militari nei Balcani, in Asia centrale e in Giappone. Avendo dedicato il suo lavoro al genere della battaglia, l’artista, oltre agli eventi militari, ha cercato di catturare le opinioni di India, Giappone e altri paesi, per presentare al pubblico russo il loro esotismo e sapore.
Il dipinto “Alla porta della moschea” è un vivido esempio di illustrazione dei costumi degli stati orientali, notata correttamente dall’occhio acuto del maestro. Il lusso delle porte intagliate incarna la ricchezza dei proprietari della casa – i sovrani e i dignitari – e il loro disprezzo per i poveri, che siedono sotto queste porte chiuse. Allo stesso modo, l’artista ha combattuto contro la violenza personale, il male e l’ingiustizia, verificandosi per volere della gente.
Il tema principale delle opere di Vereshchagin era la crudeltà e l’insensatezza delle guerre iniziate da diversi stati, la sua reputazione di “combattente con la guerra” fu stabilita saldamente, per la quale nel 1901 fu nominato per il primo premio Nobel per la pace. Raggiungendo l’accuratezza fotografica, il pittore ha sempre fatto affidamento sulla verità del fatto: “è impossibile dare alla società un’immagine reale e genuina della guerra, osservando la battaglia attraverso il binocolo dalla bellissima lontana”.
Pertanto, il maestro divenne un partecipante a tutte le ostilità e cercò di trasmettere gli eventi sul campo di battaglia il più plausibilmente possibile. La vita dell’artista fu tragicamente interrotta da una corazzata esplosa nel 1904 durante la guerra russo-giapponese.