Rapimento del corpo di San Marco – Jacopo Tintoretto

Rapimento del corpo di San Marco   Jacopo Tintoretto

Il Tintoretto fu uno dei tanti a dare un contributo significativo alla creazione della “Marchiana”. San Marco – il santo più popolare di Venezia, non era solo il suo santo patrono celeste spirituale e religioso, ma anche il “genio mitologico del luogo”. Pertanto, i dipinti a lui dedicati, erano l’implementazione di una sorta di programma statale, invariato per secoli.

Sotto i lampi, l’intera architettura della piazza diventa una fantastica visione spiritualistica e si trasforma da protagonista con l’aspetto architettonico di Piazza San Marco in complice di un tragico evento. In questa matura opera di Tintoretto è stata segnata una nuova importante tappa dell’arte veneziana: abilità pittorica in perfetta capacità di costruire piani prospettici, angoli inaspettati, creare un ambiente di vita, mostrare il respiro dello spazio all’unisono con l’essere umano combinato con intense ricerche di forme essenziali e simboliche di luce.

E qui, per tutte le spettacolari composizioni di Tintorette, sorge un effetto antiteatrale, antidecorazione, che comporta sempre una parte di rimozione – il senso elettrizzante della presenza di forze terribili dell’elemento divino. È questo che introduce nel linguaggio figurativo dell’artista un nuovo contenuto che trasforma il “mito di Venezia”, ​​riempiendolo di drammaticità, che riflette i fatali cambiamenti nel destino della città e dello stato. L’immagine di un cammello attira l’attenzione: è creata naturalmente dagli illusionisti, che distingue nettamente questo animale dai suoi fratelli nei dipinti della vecchia generazione del Rinascimento veneziano.

Qui il cammello non sembra affatto essere un “attributo” elencato per la creazione di un entourage orientale, l’angolo della sua rotazione della testa trasmette un’emozione generale che permea l’intera composizione con correnti irrequiete. Nella storia del martirio di Mark, raccontata nella Leggenda d’oro di Yakov Vorraginsky, si racconta che l’evangelista fu catturato dai pagani il giorno di Pasqua durante la messa festiva, quindi trascinato lungo tutta la città e trascinato nel sotterraneo, dove di notte, Cristo apparve al malato, che, dopo averlo salutato, lo consolò. La mattina dopo, la tortura continuò fino all’ultimo respiro del santo.

I carnefici intendevano bruciare il corpo lacerato, ma improvvisamente scoppiò una tempesta, la grandine disperse la folla e i cristiani furono in grado di portare via il pastore che morì per la fede per seppellirlo.

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